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Disturbo Neurocognitivo Tipo Alzheimer (o Demenza di Alzheimer)


DISCLAIMER:
Gli psicologi non si basano mai sulla presenza di una lista di sintomi, bensì riconoscono i quadri tipici di disturbi mentali basandosi su tutto ciò che apprendono dalla persona; ridursi alla conta dei sintomi perderebbe di vista la complessità di ogni singolo individuo
Nel rispetto delle persone, se interessato all'argomento per te stesso o per altri che conosci, non interessarti mai alla sola presenza dei sintomi elencati, qui offerti solo per diffondere conoscenze psicologiche (nei limiti consentiti dal codice deontologico, art. 21) È necessaria competenza per una diagnosi perché i sintomi indicati possono essere presenti anche nella popolazione sana, che tuttavia mantiene per la maggior parte del tempo un certo equilibrio; facciamo la valutazione diagnostica per comprendere perché per alcune persone tale equilibrio non c'è o non è più sostenibile

Che Cos'è?
Il Disturbo Neurocognitivo Tipo Alzheimer, o Demenza di Alzheimer, è caratterizzato da una perdita progressiva di tutte le facoltà mentali a partire dalla cognizione più complessa (es. ragionamento, memoria) fino alla perdita delle funzioni più basilari (es. camminare, andare in bagno autonomamente). A differenza del - Delirium i sintomi non migliorano nel tempo: all'inizio le difficoltà sono in entrambi i casi minime e simili alle aspettative che si avrebbero per l'età avanzata, tuttavia con la Demenza di Alzheimer nel tempo si peggiora anziché migliorare e non è il senso di confusione a prevalere bensì il deficit di memoria; simili invece i problemi di orientamento spaziale e ragionamento, al punto che i due disturbi possono effettivamente assomigliarsi nel primo periodo. A differenza di - Disturbi D'Ansia e - Disturbi Depressivi le condizioni psicologiche e cognitive iniziano a peggiorare solo in età avanzata (di norma oltre i 65 anni) ed hanno un decorso diverso nel tempo: per confronto, il - Disturbo Depressivo Maggiore può portare a simili problemi di memoria che però sono reversibili e migliorano con il trattamento, mentre la Demenza non può migliorare, solo rallentare; sintomi comuni sono invece ansia, rabbia, irritabilità e senso di disperazione. Nella demenza di Alzheimer tipica prevalgono difficoltà nella memoria e nella percezione dello spazio/orientamento; nella variante cosiddetta "frontale" prevalgono problemi a carico di memoria, ragionamento e controllo dell'umore; nella variante "temporale" prevalgono deficit in memoria e linguaggio; in ogni caso, le differenze sono valutate solo inizialmente per prendere in tempo la patologia, perché negli stadi più avanzati ogni variante converge in danni cerebrali diffusi con deficit totale. I sintomi individuali sono in stretto rapporto con le conseguenze sociali, si sente difficoltà ad interagire con gli altri, rimanere calmi, avere una discussione, questo incide sull'umore e di conseguenza sulla capacità di azione. I sintomi seguono l'andamento della condizione sottostante, una patologia fisiologica di probabile origine genetica (anche se nuovi sviluppi avrebbero portato a considerare l'Alzheimer in modo diverso, ad esempio come un nuovo tipo di diabete); non si conoscono cure definitive, ferma restando l'importanza di accompagnare la persona interessata lungo l'arco del declino perché ci conviva con la massima serenità

Spesso, ma non necessariamente,
La Demenza di Alzheimer è causa di un cosiddetto Disturbo Neurocognitivo Lieve, o DNC Lieve, ovvero i sintomi vengono notati subito e la situazione preoccupa senza tuttavia che si possa già parlare di difficoltà nelle attività quotidiane al punto da richiedere aiuto per svolgerle. I Disturbi Neurocognitivi in generale dipendono molto dalla vita che la persona ha fatto prima del problema, ovvero se si è speso tempo in tante attività stimolanti diverse, se si è proceduto con studi impegnativi, se il lavoro ha portato esperienze variagate, od al contrario se l'esistenza è stata monotona e priva di interessi; le persone abituate ad essere attive e reattive possono accorgersi da subito che ogni cosa comincia a richiedere più sforzo per essere completata, le attività mentali richiedono più spesso l'utilizzo strategico di taccuini ed in genere oggetti esterni quando prima non ce n'era bisogno. La demenza è una malattia, tuttavia può portare a salutari riflessioni anche nella persona sana essendo un invito a non dare per scontato il cervello come organo: esso è l'unico a poter essere superfluo in un certo qual modo, per confronto non si potrebbe mai smettere di usare il pancreas, od il fegato; ci sono aree vaste del cervello che non servono per la sopravvivenza, a cui talvolta ci si riferisce come neocorteccia (è però improprio ed impreciso fare questa distinzione in modo così sommario!), e la cui funzionalità è decisa non dal bisogno bensì dall'utilizzo che si decide di farne. In alcuni modelli teorici si ritiene addirittura che le funzioni di queste parti del cervello possano essere perfino non conosciute dalla persona che non le abbia mai esercitate, un esempio sono le aree del linguaggio: nel caso non si venisse a contatto con le lingue fin dalla nascita, alcune ricerche hanno dimostrato che la parte del cervello che se ne occupa può morire (atrofizzarsi, termine tecnico) impedendo alla persona di arrivare a percepirne l'esistenza e l'utilizzo potenziale che avrebbe potuto farne, ovvero in altre parole la persona potrebbe non parlare affatto od esprimersi in modo estremamente più semplice di quanto avrebbe potuto fare altrimenti; i Disturbi Neurocognitivi tipo Alzheimer hanno una dipendenza forte da tutto questo perché "vanno dall'alto verso il basso", ovvero attaccano prima le funzioni cerebrali più elaborate e complesse, come memoria e ragionamento, poi le più elementari e vitali, come le funzioni necessarie a mantenere in vita il corpo, e quindi possono passare anche 10 anni prima che il declino cognitivo arrivi ad impedire il funzionamento al punto da causare direttamente la morte, ed in effetti molti pazienti muoiono di vecchiaia prima che di (malattia di) Alzheimer; rimane infine vero che gli ultimi anni la persona è costretta a letto incapace di qualunque funzione cognitiva e motoria. Anche se il problema è dovuto ad una patologia fisiologica, la componente psicologica non può essere ignorata ed accanto ai farmaci si deve investire nella cura psicologica rivolgendosi ad uno Psicologo: la Stimolazione Cognitiva, ad esempio, può allungare la vita utile e mantenere la mente allenata e funzionale più a lungo possibile; nel tempo poi le difficoltà nel fare qualunque cosa sottraggono ad ogni azione il piacere e la soddisfazione che porterebbero normalmente, quindi si punta anche a correggere l'umore perché rimanga alto cercando di trovare il giusto compromesso tra una vita di stimoli, che però porta a frustrazione a causa degli impedimenti di cui si è parlato, ed una di tranquillità e compagnia sociale, che però porta ad un declino più rapido per l'evasione dalle attività cognitive che, se non usate, decadono più in fretta. Il contesto sociale influenza dunque fortemente il DNC Tipo Alzheimer perché può favorire o sfavorire l'ottenimento di aiuto psicologico e, nel caso, la sua qualità (se più impostata sul versante "poche attività e tanto buon umore" oppure "tante attività, rallenamento maggiore del declino ma con più fatica"); a questo si possono aggiungere situazioni pregresse, ad esempio problemi d'ansia, anch'esse da considerare. L'aspettativa di vita, come detto, può essere tale da morire prima di vecchiaia quindi è la qualità del tempo che rimane a fare la differenza; lo Psicologo è competente nella Stimolazione Cognitiva, nel Recupero Funzionale e nel rendere la persona più capace di controllare umore e consapevolezza di sé, destrezza, riscoprire il piacere delle attività quotidiane e trovare il giusto compromesso tra attività stimolanti e buon umore

Che cosa si può fare:
Non colpevolizzare la persona interessata, le sue difficoltà dipendono dalla malattia. La Stimolazione Cognitiva va presa subito in considerazione per pianificare le prime strategie per compensare le difficoltà mentre sorgono; usare strategie diverse per fare le stesse cose ritarda di molto, anche anni, il momento in cui sarà necessario l'aiuto di altri per svolgere le azioni quotidiane. L'indipendenza è un fattore importante per non farsi fermare dalla malattia, tuttavia lo è anche per i familiari perché più veloce è il declino, maggiore è il carico che fin da subito sarà necessario che tutti si accollino; è opportuna una consulenza con uno Psicologo per comprendere come gestire al meglio la situazione. Nell'immediato, non mettere difficoltà con compiti o test, affrontare ogni cosa con spirito e cercando il buonumore senza temere subito il peggio, la preoccupazione può essere letta da tutti e questo aggrava le condizioni, di tutti

Lo sviluppo di altri sintomi dipende dalla storia di vita della persona,
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